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Revenge – 2×12 – Collusion

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Incipit

 

L.A

Trasferta losangelina per Revenge, questa settimana: Daniel, Emily, Aiden e Victoria si ritrovano in California all’inseguimento della Stonehaven United Solutions, società sulla quale sia Daniel (su consiglio/ordine di Helen Crowley), sia lo storico rivale di suo padre, Jason Prosser, hanno messo gli occhi. Per non tirarla troppo per le lunghe:

  1. Daniel è lì per comprarsela, la Stonehaven United Solutions
  2. Emily è lì perché Daniel si sente più sicuro e capace, con lei al suo fianco. Ma tanto resta sempre un deficiente
  3. Aiden è lì un po’ per tenere l’occhio geloso su Emily, che si sta fastidiosamente (per lui) riavvicinando a Daniel, e un po’ per compiere la missione alla quale l’Initiative lo ha costretto: uccidere Victoria
  4. Victoria è lì per impedire al figlio di acquistare la Stonehaven United Solutions, usando, in maniera nemmeno troppo discreta, Prosser per questo scopo

Naturalmente, dietro ogni cosa c’è l’onnisciente, onnipotente e onnipresente Initiative che, dopo il successo dell’affare David Clarke, ha deciso di lanciarsi in una nuova avventura imprenditoriale, sfruttando la titanica stupidità di Daniel e la colossale intelligenza di Nolan. Eh già, perché quelle che sembravano due storyline separate, in questo episodio giungono a saldatura: Padma, che abbiamo scoperto essere una spia dell’Initiative all’interno della Nolcorp, è in realtà alla ricerca di un software che il nostro appassionato di tetris preferito ideò e creò anni prima, fermandosi a una riga di codice dal completamento perché, insomma, con un programma capace di chiudere il rubinetto elettrico dell’intera isola di Manhattan nel giro di secondi, be’, è meglio andarci piano.

E’ impossibile non pensare, dopo esser venuti a conoscenza della natura di Carrion, come questa sarebbe l’unica arma da poter usare per sconfiggere la creatura di Harold Finch, The Machine. Non sarebbe fantastico un crossover Revenge-Person of Interest, Nolan Ross vs Harold Finch, The Machine vs Carrion? Meglio che non mi metta a fantasticare.

Dunque, dicevamo: l’Initiative, tramite Padma, è alla caccia di Carrion; a questo punto, ben si comprendono le indicazioni del consulente finanziario Helen Crowley al nostro giovane CEO: l’Initiative ha intenzione di spegnere le luci abbastanza a lungo da causare una catastrofe, per poi andare a guadagnare nel post-apocalisse tramite la Stonehaven, tramite la Grayson Global. Semplice ma efficace, non c’è che dire.

In esclusiva assoluta per i lettori di Serialmente, ecco il promo della terza stagione di Revenge, in cui le conseguenze di questo piano demoniaco vengono narrate: Revenge season 3, first look. Spero abbiano imparato la lezione: non si gioca con l’elettricità!

Il punto è che nemmeno Helen Crowley può essere tanto presuntuosa da credere di avere il controllo su tutti i fattori dell’equazione. Nolan, suo malgrado, smaschera Padma: il caro, vecchio Shamu fa il suo dovere come sempre, riprendendo e trasmettendo l’immagine dell’ex CFO della Nolcorp mentre raccoglie la pendrive con dentro il famigerato programma. Welcome to Carrion. Aiden, nonostante i due tiri liberi, non riesce a uccidere Victoria e non riesce a salvare Colleen, sua sorella. La testimonianza della delusione dell’Initiative non tarda ad arrivare, componendo l’immagine digitale dell’overdose della ragazza. E Aiden non manca di ricordare a Emily come una certa fetta di colpa spetti anche a lei. Daniel, invece, essendo inconsapevole del fatto di essere un cretino, fa esattamente quello che gli era stato chiesto e che ci si aspettava: si libera della concorrenza di Prosser e si prende la Stonehaven. Bene così, Danny, bene così.

E anche la, a questo punto breve e temporanea, alleanza tra Emily e Victoria pare definitivamente saltata, restituendoci quel clima di guerra guerreggiata che nella prima stagione aveva caratterizzato il rapporto tra le donne più pericolose degli Hamptons.

 

N.Y.C

Per non tirarla troppo per le lunghe:

  1. Conrad ha ormai deciso di scendere (o salire o entrare) in politica. E come consulente d’immagine non poteva non scegliere la sempre più fantastica Ashley, che quando la vedo rivaluto il valore di leggere l’elenco telefonico o fissare l’acqua che bolle come attività ricreative
  2. Il culo inespressivo dei Porter viene salvato dal sopracitato Conrad, che paga la cauzione a Jack, che minaccia i Ryan, che paga 50.000 dollari ai Ryan per sparire da Montauk. A detta di Ashley, la fantastica Ashley, questo è un gran passo lungo il sentiero della ricostruzione dell’immagine pubblica di Conrad. E certo, come si fa a non notare l’utilità a tal fine di pagare la cauzione (e aiutare nel processo che seguirà) a uno accusato di possesso illegale d’arma da fuoco e possesso di stupefacenti a fine di spaccio? Bene così, Connie, bene così
  3. Charlotte decide di cambiare il proprio cognome, da Grayson a Clarke. A parte il gigantesco chi se ne frega che ci sta meglio dell’amen alla fine della preghiera, ma…perché? Ma perché rinunciare a uno dei cognomi più ricchi, e potenti, e influenti d’America per…un cognome che a tutti dice terrorismo? Ma perché? Ma perché Charlotte è così desiderosa di riallacciare anagraficamente i fili biologici che la legano a David, considerando che lei, dell’innocenza di quest’ultimo e del complotto che lo ha ingoiato, non sa niente? E’ semplicemente cretina pure lei? Perché questo significherebbe che i bambini il gene cretino lo hanno ereditato dalla mamma, tratto comune della loro genealogia.

 

Tirando le somme…

Sicuramente Revenge non è più lo stesso show della passata stagione. Da diario della vendetta di una ragazza ricca, ferita e spietata contro una famiglia ricca, odiosa e spietata, lo show si è trasformato in altro. Nella prima stagione, nonostante i continui colpi di scena e le infinite sottotrame, la protagonista era una, la Vendetta, raccontata tramite Emily Thorne e i Grayson, tramite la loro guerra. Una premessa chiara, un obiettivo chiaro, un’ingegneria narrativa che è riuscita, nel lungo arco di 22 episodi, a mantener fede alla prima e ad agire al fine della seconda. Intricato sì, ma preciso e semplice. Veloce ma mai frettoloso. Sensazionalista sì, ma divertente.

In questa seconda stagione, a mio avviso, una parte di quello che fu s’è persa: pur mantenendo un passo forsennato, la storia è diventata elefantiaca, i personaggi (già numerosi nella prima stagione) si sono moltiplicati a ritmi da meiosi, partorendo storie che è impossibile seguire senza annoiarsi: la paternità di Jack, la maternità di Amanda, la vendetta dei Ryan, Declan e Charlotte, Nolan e Padma, la sorella di Aiden, la cospirazione e l’Initiative. Tutti figli della seconda stagione. Lo show ha smarrito quella sua natura di arancia meccanica, quella dell’ingranaggio che sa quale movimento corrisponde a quale stimolo in quale intervallo di tempo, appesantendosi, ingrassando, sforzandosi sempre con più fatica di mantenere il ritmo, sbuffando spesse nuvolette di fiatone.

Questo episodio, in parte, rimedia a questa serie di problemi/errori: finalmente viene rivelato il piano dell’Initiative, e due delle linee narrative di quest’anno (quelle incentrate su Grayson Global e Nolcorp, su Daniel e Nolan), quelle che hanno meglio funzionato, si incontrano, si fondono, andando a costruire il probabile pilastro narrativo della seconda metà di stagione. Il problema è che altre cinque ne nascono: la carriera politica di Conrad, l’accordo (criminale) dello stesso Conrad con Nate Ryan, la decisione di Charlotte Grayson di diventare Charlotte Clarke, il ritorno della guerra tra Victoria ed Emily, l’abbandono di Aiden. La questione non è solo il numero, il troppo, l’eccesso; è la distanza incolmabile con il cuore della serie, la vendetta di Emily, che affligge la maggior parte di queste future storyline. Sono storie individuali, che poco hanno da aggiungere a quanto già è stato detto di questi personaggi. E non basta essere amici e/o nemici di Emily, o amici e/o nemici degli amici e/o nemici di Emily,  per meritare screentime, per suscitare interesse.

L’episodio ha la grossa pecca di essere prevedibile, transitorio, ponte verso una seconda parte di stagione in cui le cose si faranno (si spera) interessanti sul serio: sappiamo che Aiden non ucciderà Victoria, sappiamo che Daniel comprerà la Stonehaven, perché sennò non si andrebbe avanti. Sappiamo che non ce ne frega niente dei Porter, dei Ryan e di Charlotte. Di conseguenza, la tensione che si vorrebbe suggerire è molle, fragile, indisponente. I tentativi di omicidio di Aiden sono ridicoli (ma che aspetta, che si metta in posa? Takeda Sensei sarà oltremodo deluso), e alla stessa maniera ridicoli sono i tentativi di interferenza finanziaria di Prosser, presentato come il rivale storico di Conrad, e poi intortato da Daniel come se fosse la cosa più semplice del mondo. Da Daniel. L’interesse sale nei minuti finali, con la scoperta delle potenzialità distruttive di Carrion, di come questo si colleghi a Helen Crowley. Ma parliamo dell’intervallo di tempo che va dal minuto 32.40 al minuto 35.15.

Mi sembra trascorsa un’eternità non solo dalla prima stagione, ma anche dalla prima parte di questa seconda stagione, più pertinente, più organica, più snella. Ogni tanto, ho l’impressione di guardare uno show partito nel 2012, senza passato, nuovo.

ok

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